Smashing Pumpkins e l’inferno della Sierra Pelada
L’inferno dei minatori brasiliani
Smashing Pumpkins e l’inferno della Sierra Pelada
E’ quasi mezzogiorno del 20 Ottobre 1995. A Los Angeles il caldo è torrido. Il regista Samuel Bayer si trova in una cava nei pressi della città e sta dando indicazioni col megafono a decine e decine di comparse reclutate attraverso un annuncio radiofonico.
Sta per incominciare le riprese del clip di Bullet with Butterfly Wings, uno dei brani più famosi del gruppo alternative rock degli Smashing Pumpkins. Per tradurre in video il senso di discesa verso il baratro che pervade tutta la canzone il regista ha deciso di ricreare l’inferno dei minatori brasiliani della Sierra Pelada.
Le immagini glamour della band, vestita di abiti luccicanti e guarniti di piume, sono in totale contrasto con quelle dei minatori trasandati e sporchi di fango che scivolano verso il fondo del girone dantesco dove si trovano proprio gli Smashing Pumpkins che, simbolicamente, il fondo lo hanno già toccato.
Il gruppo è all’apice del successo.
Il doppio album Mellon Collie and the Infinite Sadness è ai vertici delle classifiche internazionali, il tour attrae folle osannanti, Bullet with Butterfly Wings sta per ricevere un Grammy.
Eppure gli Smashing Pumpkins stanno attraversando un periodo alquanto travagliato. La tossicodipendenza si è impadronita di quasi tutti i membri e culminerà il 12 Luglio 1996, quando il tastierista Jonathan Melvoin verrà trovato privo di vita in una camera d’albergo di New York a causa di un’overdose.
Non è un caso quindi che Bullet with Butterfly Wings si apra col verso “Il mondo è un vampiro” e che Bill Corgan gridi più volte “Nonostante tutta la mia rabbia sono solo un topo in gabbia”.
E non è un caso che il regista traduca in immagini questo claustrofobico senso di oppressione ispirandosi ai lavori di Alfredo Jaar e Sebastião Salgado.
Una decina di anni prima questi due grandissimi fotografi avevano portato all’attenzione mondiale le condizioni disumane in cui lavoravano e vivevano migliaia di disperati nella più grande miniera d’oro a cielo aperto del Brasile.
I loro memorabili scatti erano più potenti ed efficaci di mille denunce.
Ai tempi del videoclip la miniera (che si trova in una zona interna del Brasile, nello stato di Parà, a circa metà strada fra le cittadine di Parauapebas e Marabà) era già stata chiusa per le continue frane determinate dagli scavi fuori controllo, lasciando dietro di sé solo miseria, degrado ed un cratere invaso da acque tossiche a causa del mercurio utilizzato per la lavorazione delle pietre aurifere.
immagine di copertina – fonte – documentario “Serra Pelada – The Legend of the Golden Mountain” by Victor Lopes