Sanremo e la musica, nel silenzio di una città deserta.
Il festival dell’innovazione: l’anno ‘x’ per Sanremo
Al via un’edizione del Festival di Sanremo che non dimenticheremo: dall’assenza di pubblico ai tanti debuttanti, le incognite hanno attirato l’attenzione di tutti gli italiani.
Ci ricordiamo tutti le luci, i colori, la confusione e gli applausi che accompagnavano i festival degli scorsi anni, quando, a inizio Febbraio, la Città dei Fiori si vestiva a festa per ospitare il meglio che la musica italiana poteva offrire.
Il festival dell’innovazione: l’anno ‘x’ per Sanremo
Ma ‘the show must go on’ dice Amadeus, e prima di lui un certo Freddie Mercury, e tutti, cantanti e addetti ai lavori, presentatori e ospiti, sono determinati a portare avanti lo show di Sanremo per allietare il pubblico a casa in queste quattro serate.
Sì, perché con la situazione attuale innovazione
e creatività saranno le parole d’ordine.
Le premesse della 71^ edizione del Festival di Sanremo non sono di certo le migliori: misure di sicurezza per i cantanti, che si cambieranno e si prepareranno in albergo, spazi dell’Ariston completamente rivoluzionati per rispettare le norme sanitarie, e pubblico assente. Neanche i figuranti.
Ma Sanremo ha già fatto capire che farà di necessità virtù: se da una parte è difficile associare a un festival tradizionale e popolare il concetto di innovazione, è proprio passando attraverso Sanremo che sono arrivate le novità che hanno cambiato per sempre la storia della musica nostrana.
Da Modugno agli Afterhours, da Jovanotti col primo pezzo “rap” della storia del festival a Adriano Celentano, passando dai Perturbazione ai Subsonica.
E quest’anno, vi avvisiamo, si prepara un’altra rivoluzione, la rivoluzione dei giovani, sempre affiancata da figure che ormai potremmo definire ‘istituzionali’ come quelle di Francesco Renga e Orietta Berti.
Sì, perché stanno arrivando.
Affiancati dalle innovazioni di cui parlavamo all’inizio.
Innovazioni come l’app Fantasanremo, un gioco dove ognuno può crearsi la sua “squadra” di cantanti e sperare, e tifare affinché arrivino in fondo alla competizione.
Ma non ci si ferma di certo qui. Stanno arrivando i giovani.
Tra i tanti citeremo qui (ma solo per iniziare, perché nel corso dei prossimi giorni andremo a scoprirne tanti altri) Fulminacci, Gio Evan, Madame, i Maneskin.
Tante facce nuove nella Sanremo della tradizione
Sarà un’edizione particolare, come abbiamo detto all’inizio, ma non solo per la situazione COVID-19: ci sono tante facce nuove, di giovani e non solo. Di persone che hanno provato a farsi largo nel mondo della musica in questo periodo dove concerti e incontri con i fan sono severamente regolati, e lo hanno fatto perché la musica che porteranno fino a noi è la cosa che amano di più.
La vitalità e l’entusiasmo di tanti esordienti in una Sanremo deserta può sembrare un ossimoro, ma è proprio a loro che dobbiamo affidarci per dare energia ed entusiasmo a una situazione così inusuale: tra questi cantanti ci saranno sorprese inaspettate.
Perché molti di loro, da Colapesce e DiMartino a Willie Peyote, sono sconosciuti al grande pubblico, ma vivono di musica già da tanti anni: se i primi hanno collaborato e prodotto canzoni e cd di tanti loro colleghi più illustri, tra cui Malika Ayane, il secondo ormai partecipa all’ecosistema musicale italiano già da parecchi anni, raccogliendo apprezzamenti dagli addetti ai lavori e milioni di visual da Youtube dai più giovani.
I luoghi e la musica: prima tappa, Sanremo
La rubrica del festival parte dalla città, quindi.
Una città che tutti noi conosciamo, ma che cela qualche lato nascosto che in pochi conoscono.
Perché oltre a uno dei tre casinò qui in Italia, oltre all’Ariston e oltre alla tappa finale della famosissima Milano-Sanremo, il comune ligure è molto di più.
Di origini medievali, prende il nome dal suo santo protettore, San Romulo, poi storpiato in San Romiu e successivamente in San Remo (che santo non è). E di storico ha la parte più alta della città, dove una porta dell’anno Mille – anno di fondazione della città – accoglie i visitatori tra le caratteristiche vie, strette e ammassate, così diverse dagli ampi viali fioriti della parte bassa.
Sopravvissuta per anni grazie al suo clima benevolo e agli introiti derivati dal turismo, Sanremo si è ritrovata ad ospitare il Festival per una curiosa coincidenza di eventi: se negli anni Venti e negli anni Trenta avevano provato – senza successo – a proporre una competizione canora a Pescara e a Rimini.
Sanremo, con il suo clima mite e la sua posizione strategica era il luogo di villeggiatura perfetta per torinesi e milanesi. Rispettivamente le città che possedevano la sede della Rai e la maggior parte delle case discografiche dell’epoca.
Oltre al mare e ai fiori, quindi, c’è tanto di più, in una città circondata dalla storia e dall’arte, una città che anche quest’anno si sta impegnando al massimo per organizzare uno spettacolo per tutto il popolo italiano.