“Peter von Kant”, omaggio di Ozon a Fassbinder
“Peter von Kant”, di François Ozon, con Denis Ménochet, Isabelle Adjani, Khalil Gharbia, Hanna Schygulla, Stéfan Crépon – Francia 2022. Al cinema dal 18 maggio
“Peter von Kant” volge al maschile “Le lacrime amare di Petra von Kant”, il famoso film in cui Rainer Werner Fassbinder mette in scena, prima sul palcoscenico poi sul set, il dramma di un amante tradito che fa i conti con l’impossibile desiderio di possesso dell’amato/a.
François Ozon trasforma Petra in Peter, rendendo trasparente l’identificazione con Fassbinder, il più celebre tra gli animatori del “nuovo cinema tedesco” negli anni ’60.
Da Fassbinder a Ozon
Peter von Kant, nel film di Ozon, è un regista di successo e tiranneggia il suo assistente e tuttofare Karl, che lo adora silenziosamente.
Altra importante presenza altalenante nella sua vita è Sidonie, grande attrice che deve all’amico la brillante carriera che l’ha portata a Hollywood, provocando a Peter una ferita mai rimarginata.
Peter vive d’arte e d’amore, ma soffre il trauma ricorrente del tradimento e dell’abbandono: non solo l’allontanamento di Sidonie, ma anche la morte della moglie in un incidente d’auto, e poi l’addio dell’ultimo amore omosessuale.
Quando conosce Amir, un giovane in cerca di fortuna, senza particolari talenti né scrupoli morali, se ne innamora perdutamente, lo porta al successo e ne subirà l’abbandono inevitabile.
Il giorno del suo compleanno Peter dovrà fare i conti con se stesso e il suo inappagato bisogno d’amore, nonostante la presenza della figlia adolescente e della madre con cui ha un rapporto complesso.
Peter von Kant: grandi personaggi e grandi interpreti
É Hanna Schygulla a interpretare la madre, richiamando direttamente il film di Fassbinder del 1972 in cui era la giovane arrivista di cui si innamorava Petra, stilista di successo, che come Peter trascurava la dedizione della sua assistente fedele, umiliandola continuamente.
Ozon gioca con richiami e variazioni rispetto al film di Fassbinder, affermando sia la propria libera creatività, che l’omaggio esplicito all’artista maledetto del Junger Deutscher Film.
Altra presenza dirompente è la Sidonie di Isabelle Adjani, icona del cinema francese e internazionale, simbolo di un divismo affascinante ed egoista, che consuma anche ciò che ama, mantenendo tuttavia una capacità di distanziamento dall’ossessione artistica e emozionale che invece travolge Peter: ”Sono una star, ma sono anche umana”, dice di sé Sidonie
Su una sua struggente canzone d’amore si apre il film, che si svolge, tra incontri e telefonate, nell’appartamento a Colonia di Peter, palcoscenico perfetto con alle pareti le foto dei suoi successi e degli oggetti del suo desiderio impossibile, Sidonie e Amir, in splendide foto in bianco/nero.
Al centro del dramma è soprattutto Denis Ménochet, che con la sua presenza fisica dà corpo all’esuberanza emotiva e alla vitalità di Peter, esprimendo la complessità del suo desiderio, la sua vulnerabilità, il suo dolore e lo sfogo della sua delusione, attraverso un’interpretazione magistrale.
Va menzionato anche Stefan Crépon, fisico minuto e occhi esorbitanti, perfetto come assistente e testimone muto e consapevole. Così come è espressiva la fisicità esibita e spregiudicata di Khalil Gharbia, che interpreta Amir.
François Ozon, regista eclettico e multiforme: Mon crime – La colpevole sono io
Nella filmografia di Ozon si susseguono film che spaziano tra diversi generi e tematiche, sempre caratterizzati da grande padronanza del mezzo espressivo e conoscenza della storia del cinema.
Del regista è nelle sale in questo periodo anche Mon crime – La colpevole sono io, con Nadia Tereszkiewicz, Rebecca Marder, Isabelle Huppert, Fabrice Luchini, Dany Boon (Francia, 2023).
Ambientato a Parigi nel 1935 racconta come Madeleine, aspirante attrice si auto-accusa di un delitto che non ha commesso e Pauline, l’amica avvocata, la difende denunciando la misoginia della società e l’incompetenza della giustizia. Il tribunale è il loro palcoscenico.
Il ritmo travolgente e lo sguardo sarcastico della commedia si intrecciano con la serietà dei temi della denuncia, che tocca anche il mondo del cinema.
Mon Crime ripropone lo spirito delle commedie sofisticate dell’età dell’oro hollywoodiana, firmate da registi del calibro di Ernst Lubitsch e Howard Hawks, dove i personaggi si affrontano con battute a raffica che colpiscono al cuore l’obiettivo.
Ozon sceglie due giovani attrici promettenti Nadia Tereszkiewicz e Rebecca Marder e le contorna con glorie del cinema francese coma Isabelle Huppert, Fabrice Luchini, Dany Boon, in un gioco di ruoli, di inganni, di rivelazioni , di ribaltamenti che creano un inarrestabile effetto comico e che si risolvono infine nella finzione teatrale che chiude un film più sovversivo di quanto sembri.
Altri film di Ozon con al centro grandi figure femminili sono 8 donne e un mistero (2002), Potiche – La bella statuina (2010), Franz (2016).
Temi ricorrenti che il regista affronta con sapienza cinematografica, tagliente umorismo e comprensione della complessità del cuore umano sono i ruoli di genere, l’amicizia, i rapporti familiari, le diverse percezioni e l’ambiguità del reale, la trasfigurazione della vita nell’arte, l’amore e la morte.
Da vedere al cinema e rivedere in streaming. Distribuzione https://academytwo.com/