Paesaggi – Da Migliara a Pellizza da Volpedo al Castello di Novara
Paesaggi – Realtà impressione simbolo – Da Migliara a Pellizza da Volpedo è la mostra curata da Elisabetta Chiodini per METS Percorsi d’Arte al Castello di Novara. Da novembre al 6 aprile 2025.
Sono oltre settanta i Paesaggi che illustrano l’evoluzione della pittura di paesaggio tra Piemonte e Lombardia dagli anni Venti dell’Ottocento al primo decennio del Novecento. Tra gli autori alcuni dei protagonisti dell’arte attivi in Italia e in Europa nel periodo, tra cui Segantini e Pellizza da Volpedo.
Si precorre un fantastico itinerario dalle campagne ai monti, dai laghi al mare, passando per scene ambientate nel cuore di Milano, tra i Navigli e il Carrobbio.
È l’occasione di apprezzare alcuni grandi artisti operanti in questa terra e di rivedere attraverso il loro sguardo i cieli, le acque , la terra, gli alberi, i colori, i profumi, le suggestioni che ci offrono territori ricchi di meraviglie varie e inesauribili, dalle sublime vette alpine alle profondità dei laghi, dalla rigogliosa campagna alle rive del mare, dal lavoro dei campi alle vivaci vie cittadine.
Paesaggi – Da Migliara a Pellizza da Volpedo: le nove sezioni
Si comincia con La Pittura di paese (sez.1) nell’interpretazione romantica di pittori di area settentrionale che ci propongono le ariose vedute di Venezia di Giuseppe Canella o i paesaggi “istoriati” (in cui sono ambientate storie), come La morte del conte Josselin di Montmorency (1825) di Massimo d’Azeglio, di grande successo e ricercati dai collezionisti.
Il naturalismo romantico d’oltralpe e la sua influenza sul paesaggismo italiano (sez.2) stimolano lo studio della natura dal vero e aprono a nuove ricerche, sulla scia della pittura dei paesaggisti francesi della scuola di
Barbizon dell’Esposizione Universale di Parigi del 1855. Tra gli altri ammiriamo lo straordinario Vespero (1859), di Antonio Fontanesi, realizzato en plein air.
Incontri, amicizie e sodalizi artistici. (Sez,3) ci racconta luoghi come il caffè du Bourg, che gli artisti amano frequentare e tra i cui tavolini sviluppano poetiche realiste, riunendosi poi a dipingere in varie località i cui nomi si ritrovano nelle loro opere, dal Canavese alla provincia di Savona.
Tra le opere in sala: Sulle rive del lago del Bourget (1864), di Antonio Fontanes,; Motivo sulla Bormida (1865), di Alfredo de Andrade, La via Ferrata (1870), di Tammar Luxoro.
Verso la pittura di impressione (sez. 4) mostra il lavoro en plein air di Filippo Carcano che dipinge i laghi lombardi, da Stresa al Mottarone, con un nuovo linguaggio che rende al meglio “l’impressione del vero”, come in La quiete del lago (1878) e L’isola dei Pescatori (1880).
Il trionfo del naturalismo lombardo e la diffusione del nuovo linguaggio (sez,5) si inoltra in quella tendenza del Naturalismo lombardo che documenta non solo i luoghi ma la vita, le abitudini e i costumi degli abitanti o di chi vi si reca per piacere.
Si apprezzano la vasta e imponente Pianura Lombarda (1887), di Filippo Carcano, capolavoro assoluto, e la suggestiva alba de Il porto di Genova da Palazzo Doria (1884), di Pompeo Mariani.
Il naturalismo nel paesaggio urbano: tra i Navigli e il Carrobbio (sez, 6) ci porta a Milano, che vediamo in pieno sole nel Naviglio al Ponte San Marco (1880) o sotto la neve in Nevicata (1880-1881) entrambi di Giovanni Segantini. E poi osserviamo la sua vita vivace nelle vedute di Mosè Bianchi come Milano di notte (1886).
Tra vita en plein air e intimità familiare. Leonardo Bazzaro all’Alpino (sez 7): con sottili sfumature e variazioni il pittore ritrae la moglie tra i fiori del giardino del suo villino all’Alpino sulla strada del Mottarone, come in I miei fiori (1900).
Dalle Prealpi all’alta montagna (sez.8) ci porta tra le montagne del Lago del Mucrone (1890) di Lorenzo Delleani e di due straordinari dipinti di Filippo Carcano: Dall’alto (1895) e Il ghiacciaio di Cambrena (1897)).
Il paesaggio divisionista: dal vero al simbolo (sez. 9) conclude il percorso aprendo al divisionismo: il paesaggio è occasione di sperimentazione linguistica e luogo ideale per suggestioni simboliste.
Tra le opere in sala: Mezzogiorno sulle Alpi (1891) e L’amore alla fonte della vita (1896), di Giovanni Segantini; Sul fienile (1893-1894), di Giuseppe Pellizza da Volpedo; due versioni dipinte a distanza di 25 anni sullo stesso tema da Angelo Morbelli: Nebbia domenicale (1890) e Alba domenicale (1915), in cui si coglie l’evoluzione del linguaggio dell’artista; L’aquilone (1902), di Carlo Fornara.
Itinerario “Pellizziano” infine invita all’approfondimento della figura di Pellizza, artista profondo e sensibile tra i più grandi del suo tempo, in collaborazione con la GAM di Milano, dove è esposto in permanenza il famoso Quarto Stato.
La celebrazione dell’artista è iniziata a Volpedo con Il fascino della natura. Paesaggi ritrovati di Pellizza da Volpedo, allestita presso lo studio del pittore.
Dei tre paesaggi ritrovati, al Castello di Novara rivediamo La Clementina (1906-1907), che introduce a un estratto del docufilm di Francesco Fei “Pellizza Pittore da Volpedo” con Fabrizio Bentivoglio, presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma.
PAESAGGI. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo vi accoglie al Castello di Novara.
credito immagini fotografiche @giovannadalmagro