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Arte & Cultura,  Life gallery

“Milano globale. Il mondo visto da qui”, al Mudec

Al Mudec in concomitanza con la Milano Art Week.

“Milano globale. Il mondo visto da qui” è il percorso archeologico-storico-artistico che il MUDEC inaugura in concomitanza con la Milano Art Week.

“Milano globale. Il mondo visto da qui” è il nuovissimo allestimento della Collezione Permanente, completamente rinnovata.

Propone una visione critica e articolata dei rapporti, delle connessioni e degli scambi che, a partire dalla scoperta delle Americhe, si svilupparono tra il territorio lombardo e il resto del mondo, incidendo sia sulla cultura materiale che sull’immaginario.

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Ph. Carlotta Coppo_Permanente_Mudec

A cinque anni dall’apertura del MUDEC, il Museo delle Culture di Milano, casa delle collezioni etnografiche civiche, si rinnova presentando al pubblico oggetti inediti e noti capolavori delle collezioni proprie e di altre raccolte cittadine.

In un viaggio fatto di quasi 500 opere di periodi, materiali, tipologie e culture diverse, il visitatore percorrerà attraverso una “lente” milanese alcuni temi cardini della storia globale, che affonda le radici nel XV secolo.

All’epoca, grazie alle possibilità messe in campo dalla navigazione atlantica e dalla conseguente dimensione intercontinentale dell’impero spagnolo, si è verificato l’arrivo di una grande quantità di beni e materie prime diverse, che hanno largamente influito sull’economia e la società rendendola sempre più multiculturale.

Milano globale. Il mondo visto da qui: tutti diversamente milanesi e diversamente italiani

Il percorso è stato pensato per fornire strumenti che consentano di affrontare temi complessi come le migrazioni e il colonialismo con la consapevolezza di quello che è stato il passato, per costruire un futuro di dialogo”, come dichiara la Direttrice Anna Maria Montaldo,

Attraverso cinque stanze si passa dall’epoca delle grandi scoperte e conquiste coloniali alla composita fisionomia della città multiculturale contemporanea.

1. Milano nel mondo spagnolo.

Dal XVI secolo, essendo Milano parte del vasto Impero Spagnolo, i traffici con l’America portano molti oggetti nelle collezioni cittadine di Manfredo Settala, intellettuale di interessi enciclopedici, figlio di quel Ludovico immortalato da Fede Galizia.

Si va dall’argento delle miniere boliviane di Potosì, trasformato in armi, prodotti suntuari e monete che circolano in tutta Europa al cacao che, cambia le abitudini alimentari dell’intero globo. Ma inizia anche il commercio degli schiavi

2. La nuova dimensione globale del continente asiatico

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Caffè e thè provengono dal mondo orientale, come la maggior parte degli oggetti utilizzati per consumare queste bevande. Dalla Cina provengono le raffinatissime porcellane, che ispirano le cineserie, imitazioni occidentali di elevato livello qualitativo, prodotte nelle manifatture milanesi Clerici e Rubati.

Anche la fiorente industria tessile si ispira a motivi decorativi originari dell’Oriente con produzioni proprie e di tessuti pregiati importati, al tempo assai di moda.

3. La corsa per l’Africa

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Un nucleo di opere inedite provenienti dall’ex Museo della Guerra documenta il passato coloniale italiano, dando voce all’identità e alla storia della popolazione etiope, negata e distorta dalla propaganda fascista.

Manifesti, riviste scientifiche o di intrattenimento, documenti e oggetti quotidiani, descrivono la problematica relazione con i “colonizzati” e la contraddittoria rappresentazione dell’’altro’.

Due focus, dedicati alla guerra e alla religione, documentano attraverso le opere il colonialismo europeo e le forme di resistenza e resilienza africane, in cui modernità e tradizione si intrecciano e si modellano reciprocamente.

4. Dalla decolonizzazione al multiculturalismo

La critica del mito degli “italiani brava gente”, messo in discussione a partire dagli anni Settanta, è ripresa dall’installazione di Cristina Donati Meyer “Il vecchio e la bambina”, una riproduzione in 3D della statua di Indro Montanelli con tra le braccia una bambina etiope e dalle cartoline coloniali accostate a ritratti contemporanei di Alan Maglio.

A Milano negli anni ‘70 crescono le comunità provenienti dall’Africa, dall’Asia e dall’America, trasformando la città in una metropoli di natura globale e multiculturale.

5. Afrodiscendenti nella Milano Globale

Ed ecco Milano vista attraverso gli occhi degli “afrodiscendenti” che vi abitano e modificano il senso dell’essere milanesi e italiani attraverso le molteplici forme di autorappresentazione culturali e creative ideate dagli artisti, stilisti, musicisti, videomaker, scrittori, influencer.

Qui emerge pienamente il senso dell’intero progetto, aperto e partecipativo, realizzato attraverso workshop e discussioni in presenza e da remoto, con un approccio polifonico.

Tutti hanno avuto la possibilità di esporre le opere che ritenevano più significative, raccontandole liberamente nei testi in catalogo e in mostra.

I primi 5 anni del MUDEC

In questi anni il Museo delle Culture è riuscito nell’intento di superare l’idea che il museo etnografico sia solo “per specialisti”, proponendo al visitatore percorsi che lo invitano a ragionare su come sia cambiato il nostro rapporto con “l’altro” attraverso i secoli.

Il percorso si snoda tra 9000 oggetti di etnografia del Comune di Milano provenienti dai quattro continenti, 800 opere donate e 300 quelle restaurate finora, 1500 giorni dall’apertura per 25 mostre Focus.

Questi numeri caratterizzano il Museo, la sua Mission e la sua instancabile attività di innovativo museo di periferia.

“Milano globale. Il mondo visto da qui”, al MUDEC – La nuova esposizione permanente è come sempre a ingresso gratuito

Immagine di copertina Ph. Carlotta Coppo