Milano, città d’acqua
Un fossato di mirabile bellezza e larghezza circonda da ogni lato la città; non lo riempie uno stagno putrido o melmoso ma acqua viva di sorgente, ricca di pesci e gamberi. Queste parole pronunciate da Bonvesin de la Riva, tratte dal De magnalibus urbis Mediolani (1288) si riferiscono proprio a Milano, città di solito solo associata alla nebbia e ad un cielo grigio (dal fascino magico e surreale) e il cui elemento acquatico oggi risulta limitato alla sola zona dei Navigli. Alla città d’acqua si pensa con una punta di malinconia e rammarico, transitando davanti il vicolìn di lavandèe, nel borgo fluviale del Ticinese, dichiarato monumento nazionale. Di recente si è voluto riscoprire la dimensione liquida di una città che fin dalla sua fondazione – lo stesso nome Milano sarebbe infatti riconducibile alla presenza dell’ansa di un fiume – ha viaggiato a filo d’acqua.
Si, senza ombra di dubbio, Milano con il suo reticolo di rogge, cavi, canali e mulini, a fine Ottocento appariva più simile a Venezia ed Amsterdam, piuttosto che alla metropoli rombante di oggi. Quindi niente di meglio che immergersi nella storia delle acque milanesi, ripercorrendo i suoi fluidi ricordi a Palazzo Morando nella mostra fotografica a tema ‘Milano città d’acqua’. Il nome Medhelanum – ‘città in mezzo alla pianura’ o ‘santuario centrale’, datole dagli Insubri – il biscione come stemma dei Visconti, il marmo di Candoglia dell’imponente Duomo, le fontane che zampillano nella città – questi sono solo alcuni tra gli elementi che rimandano alla dimensione acquatica della città. In epoca celtica e romana, infatti, si è sviluppata una perizia idraulica senza pari: sorta nella fascia delle sorgive dove l’acqua riaffiora in modo naturale fino alla superficie, si segnalò quindi il bisogno d’incanalarla. Essenziale anche il suo ruolo per difendere la città dal punto di vista militare e per la sua conseguente crescita economica e industriale.
Basti pensare al Naviglio Grande che entra a Pavia e la Fossa Interna dall’indiscusso carattere difensivo, ma anche commerciale per agevolare i movimenti e incentivare attività manifatturiere. E poi le conche che hanno rivoluzionato la navigazione fluviale permettendo di velocizzare i trasporti in presenza di dislivelli. Non si può non citare la Conca di Viarenna, prima conca d’Europa con valore di cerniera tra il Naviglio Grande e il Duomo, grandiosa opera civile e al tempo stesso religiosa . Senza dimenticare i ponti di lagunare memoria immortalati da importanti archivi fotografici – Bertarelli e Arnaldo Chierichetti – ormai non più visibili: il Ponte di Montebello, il Ponte della Chiesa di San Marco, il Ponte di Porta Romana.
A Milano è sorta anche la prima piscina pubblica di lusso Il Bagno di Diana, alimentata dall’acqua della Gerenzana, accessibile – per poche ore al mattino – perfino alle donne. Poi l’Acquario Civico, imponente costruzione in stile Liberty, unico padiglione permanente dopo l’Esposizione Universale del 1906, considerato come una vera e propria ‘Casa dell’Acqua’ oltre che laboratorio di scienza. Ed ecco gli aneddoti che ruotano attorno all’Arena Civica, in Corso Sempione: luogo prediletto dagli Austriaci per serate danzanti sul ghiaccio, giochi equestri tra cui corse di cavalli berberi, è stata inaugurata con una ‘Naumachia’ nel 1807 alla presenza di Napoleone.
Infine nel 1929 la decisione di ‘ricacciare l’acqua agli Inferi’, per motivi di ordine sanitario, secondo il governo Mussolini-scelta discutibile?- e quindi interrato il Vecchio Monarca (ovvero la Fossa Interna) il volto della città ha cominciato ad assumere l’aspetto attuale, lasciando affiorare stille d’acqua dai zampilli delle fontane, gocciolando nel ‘pianto’ delle Vedovelle, alimentando l’acqua delle piscine e delle docce pubbliche e l’Idroscalo, ‘la spiaggia dei milanesi’.
‘Molta parte della storia di Milano antica e moderna si può interpretare infatti come una lotta con l’acqua che si svolge attraverso i secoli. Una lotta in cui prevalgono ora la tenacia dei milanesi, ora la resistenza dell’acqua ad assoggettarsi al loro volere’ così scrive Marina Moioli nel libro ‘Milano perduta e dimenticata’ (Newton Compton Editori) per rimarcare la sua importanza nella storia del capoluogo lombardo. Del resto passeggiando per Via Laghetto o Via Pontaccio si potrà sentire la metafora di questa Milano sommersa, ma non dimenticata.
Milano Città D’Acqua – Milano, Palazzo Morando, Via S. Andrea 6 – fino al 14 febbraio 2016