Manchester: un viaggio sulle tracce degli Oasis
La capitale del Regno Unito della musica
Con Londra e Liverpool, Manchester è sicuramente una delle capitali musicali del Regno Unito.
In questa città industriale di poco più di 500.000 abitanti nel Nord dell’Inghilterra hanno mosso i primi passi un numero impressionante di artisti e gruppi che hanno lasciato il segno nella storia della musica pop, rock ed elettronica: Bee Gees, Smiths, Joy Division, New Order, Charlatans, Happy Mondays, Stone Roses, Buzzcocks, Primal Scream, Inspiral Carpets, 10cc, Godley & Creme, Take That, Verve, Fatboy Slim, Chemical Brothers e l’elenco potrebbe continuare.
E’ quindi ovvio che la città sia ricchissima di locali, pub, etichette, sale prove, case, scuole dove tutti questi artisti sono nati, hanno abitato, studiato, imparato a suonare, si sono incontrati ed esibiti.
Non a caso Craig Gill (batterista degli Inspiral Carpets prematuramente scomparso) qualche anno fa fondò The Manchester Music Tours, un’agenzia che tuttora offre visite guidate nei luoghi salienti della scena musicale di Manchester.
Manchester: i fratelli Gallagher
Senza nulla togliere agli artisti citati è indubbio che i figli di Manchester più famosi al mondo sono i fratelli Gallagher che, con i loro Oasis, a partire dalla metà degli anni ’90, hanno portato al grande successo mondiale un movimento indipendente come il Britpop.
Tutto è incominciato a Longsight, un quartiere multietnico piuttosto povero e non esattamente raccomandabile nella zona Sud di Manchester.
Qui sono nati Paul ed i ben più celebri Noel e Liam da genitori immigrati irlandesi cattolici. Nel 1972, subito dopo la nascita di Liam, la famiglia si trasferisce nel sobborgo di Burnage, al n. 5 di Cranwell Drive.
Manchester: l’infanzia dei Gallagher è tutt’altro che felice
Il padre è alcolizzato e violento al punto che Noel, terrorizzato, diventa balbuziente. Nel 1976 la madre si decide a chiedere la separazione dal marito da cui divorzierà alcuni anni dopo.
Frequentano prima la St. Bernard’s Roman Catholic Primary School nella vicina Burnage Lane e successivamente la St. Mark’s Roman Catholic High School (ora The Barlow Roman Catholic High School) in Parr Wood Road nel vicino sobborgo di Didsbury.
Sono adolescenti problematici che si mettono facilmente nei guai con la polizia per piccoli furti e risse ma hanno due grandi passioni: il calcio e, naturalmente, la musica.
Spesso saltano le lezioni o rimediano dei periodi di sospensione e se ne vanno a giocare a calcio nel campetto di Fog Lane Park vicino a casa oppure frequentano i ritrovi degli hooligans del Manchester City di cui sono sfegatati tifosi.
Passano anche molto tempo a strimpellare, bere e fare festa nella casa di Paul “Bonehead” Arthur (che diventerà poi il chitarrista degli Oasis) al n. 8 di Stratford Avenue o a fare incetta di dischi nuovi e usati da Sifter, sempre in Fog Lane.
L’album di debutto
Finalmente nell’Agosto del 1994, dopo anni di traversie, gli Oasis riescono a pubblicare il loro album di debutto: quel Defintely Maybe che colse il mondo di sorpresa, lo conquistò vendendo milioni di copie ed impose il Britpop come nuova frontiera del rock indipendente inglese.
Nonostante i fratelli Gallagher avessero sempre desiderato fuggire lontano dai tristi ricordi della loro infanzia ed adolescenza, molti luoghi di quel periodo sono presenti in Definitely Maybe: la foto di copertina è stata scattata nel salotto della casa del chitarrista Bonehead mentre nel giardino sul retro è stata girata gran parte del video del singolo Shakermaker.
In altre immagini si vedono i membri del gruppo giocare a pallone a Fog Lane Park ed entrare nel negozio di dischi Sifter (citato anche nel testo della canzone).
C’è addirittura un breve spezzone tratto da un vecchio filmino in bianco e nero in cui un Noel bambino gioca a pallone davanti alla casa di Cranwell Drive.
Il trascorrere del tempo non ha alterato i luoghi degli Oasis ed i nuovi residenti si sono ormai abituati ai numerosi fans in pellegrinaggio che si scattano i selfie davanti alle loro case.
immagine di copertina @pexels-nathan-j-hilton