Malika Ayane: da Milano alla città dei fiori, meneghina nel cuore
Malika Ayane si piace così
Malika Ayane, la cantante di origini marocchine torna nella Città dei Fiori, per raccontarci una storia che va oltre la musica.
Abbiamo notato subito come la tendenza dei “big” di Sanremo sia quella di accantonare – almeno temporaneamente – le tematiche di amore ‘romantico’ in favore di un nuovo tipo di musica, più introspettiva.
Non è di certo una novità la sensibilità degli artisti, che percepiscono il mondo intorno a loro con tanta intensità. Forse troppa.
E Malika Ayane non fa eccezione.
Costretta dalla quarantena in casa, nel suo appartamento che si affaccia sui Navigli di Milano, si è messa a scrivere un pezzo a quattro mani insieme a Pacifico.
Una canzone, come abbiamo già visto con Renga, che serve a scuotere la nostra coscienza.
Per una maggiore partecipazione, forse, o semplicemente un inno che ci spinge a riappropriarci di noi stessi, delle nostre azioni e delle nostre emozioni. Un invito a celebrarci per il solo fatto di essere al mondo.
E il mondo di Malika Ayane affonda le sue radici in un luogo preciso: la sua Milano, la città che l’ha cresciuta e –non sempre – coccolata.
Malika Ayane: la figlia adottiva di Milano
Nata da padre marocchino e madre italiana, Malika capisce fin da subito che la sua vita si muove sui binari della musica: parte dal Conservatorio a studiare violoncello e finisce nel coro delle voci bianche della Scala di Milano. Imbattendosi, molti anni dopo, in un’offerta di lavoro per cantare per jingle pubblicitari.
In un bar. Mentre lavorava.
Perché Malika Milano se l’è vissuta fino in fondo, lavorando a Rogoredo, distribuendo volantini, facendo la cameriera a ‘Le Trottoir’.
Ci si è immersa e l’ha amata, a partire da via Padova e dal parco del PAC, il Padiglione d’Arte Contemporanea, fino al meraviglioso teatro degli Arcimboldi, dove serviva caffè.
E Milano l’ha ripagata con l’opportunità più grande della sua vita:
“Quando facevo la cameriera in un locale ho incontrato delle persone che avevano uno studio e volevano fare progetti discografici, grazie a loro ho cantato un jingle che è stato sentito dal mio primo produttore […]Insomma, l’origine di tutto passa per un bar. Questo per dire che le possibilità (nella vita) sono veramente infinite.”
Dai primi jingle a una splendida carriera da solista il passo (per lei) è stato breve, e nel 2009 si presenta al primo Sanremo arrivando seconda, col singolo “Come foglie”.
Personaggio molto controverso, anche a causa delle sue storie d’amore burrascose, è sempre stata apprezzata dalla critica e capita – meno – dal pubblico. Emblematica è stata la reazione dell’intera orchestra di Sanremo quando, nel 2010, Malika si era presentata al festival con il singolo “Ricomincio da qui”: i musicisti hanno strappato gli spartiti per protesta quando hanno sentito che la cantante era arrivata solo quinta.
E dopo quattro partecipazioni all’attivo, Malika ha deciso di tornare, nell’anno più difficile.
Malika Ayane; un inno all’amore di sé
Come Francesco Renga, Malika Ayane si muove in una direzione precisa.
È il desiderio di riscoprirsi, la sensazione che si prova quando ci si ritrova e si ha l’esigenza, il bisogno di esprimersi, di lasciar uscire una parte di sé, una parte che si ama, e farla vedere al mondo.
Per anni, lei che si è sempre autodefinita una “perfettina”, ha cercato l’equilibrio per accettarsi e darsi il giusto valore, e con questo pezzo canta la sua voglia di mostrarsi – la scollatura profonda della prima serata di Sanremo che ha fatto tanto discutere lo dimostra – finalmente completa. E bella.
Una realtà che lei descrive come:
“Un paesino dove si conoscono tutti, ma veramente tutti, ci si incontra nei bar. Tutti i bar riescono ad avere i residenti come clienti, quindi non c’è competizione, anzi i baristi stessi vanno a trovarsi negli altri bar perché è evidente che i Navigli è zona o di bar o di ristoranti. Succede però che nel fine settimana o nelle sere d’estate arrivino fiumi di persone da ogni parte della città o dell’hinterland per cui il residente medio del Naviglio si nasconde, chiude le serrande… Io me lo immagino un po’ cinematograficamente quando c’è l’allerta uragano…”