Light of My Life: su uno sfondo apocalittico l’amore tra padre e figlia
l’ultimo film di Casey Affleck al cinema
Light of My Life: un film di Casey Affleck dal 21 Novembre al cinema
Su uno sfondo apocalittico, evocato solo nei dialoghi e nei ricordi dei personaggi, si dipana il percorso di un padre e di una figlia nei boschi e tra le lande di un paese devastato da un’epidemia che ha colpito le donne, quasi tutte, sterminandole.
Siamo in una società di soli maschi, o quasi, dove le poche donne e bambine sopravvissute vivono sotto una perenne e indefinita minaccia: si immagina (perché in questo film molto non è compiutamente rappresentato, ma “si immagina”) che gruppi di uomini le sequestrino e sottopongano ai loro bisogni oppure che laboratori scientifici le vogliano studiare per capire come e perché non siano state infettate.
La giovanissima Rag, sulla soglia dell’adolescenza, deve fingersi maschio ogni volta che lei e il padre entrano in contatto con altri esseri umani, solo uomini, di cui non ci si può fidare, perché sempre più brutali e senza scrupoli.
Una società senza donne sviluppa i suoi aspetti peggiori.
É l’ultimo film di Casey Affleck, dopo l’affermazione di Manchester by the Sea, che ha lo ha consacrato grande interprete.
Affleck dirige (è il suo debutto come regista) e interpreta questo film concentrato e ricco di tensione, che con pochissimi mezzi pone degli interrogativi cruciali, toccando con pudore e profondità temi rilevanti, come i ruoli genitoriali e i rapporti tra generazioni e sessi diversi, in un modo profondo e delicato, che coinvolge e fa pensare.
Il rapporto tra padre e figlia si sviluppa attraverso le parole, i ricordi, la ricerca di risposte agli interrogativi che pone un presente di devastazione non materiale ma morale e un futuro incerto e cupo.
É difficile nutrire sentimenti di fiducia negli altri, ridotti a uno stato primordiale
non dalla penuria di risorse ma dalla mancanza del genere femminile e della sua potenza generante.
La trama è lineare
Un viaggio tra le rovine di un’umanità moralmente sgretolata che attraversiamo insieme a Rag e a suo padre, ripensando a una dimensione familiare e serena ormai distrutta (evocata tramite discreti e toccanti flash back) alla ricerca di una prospettiva di salvezza che non si sa come immaginare.
Le avventure e gli incontri, senza punte drammatiche acute, si svolgono in un’atmosfera di minaccia incombente e di diffidenza di tutti verso tutti.
É un viaggio attraverso una natura pervasiva e primordiale, facendo i conti con istinti e ricordi, desideri e paure, alla ricerca di un rifugio da un futuro incerto, che viene identificato in un luogo del passato, che tuttavia quando viene finalmente raggiunto è ormai cambiato e del tutto perduto.
Ma il percorso di formazione si compie nella maturazione di Rag, la ragazza forte e capace di affrontare un mondo difficile.
É in lei che si può nutrire, forse, una speranza di rinascita.
Light of my Life è un piccolo e prezioso film che prende le mosse dal genere catastrofico, rielaborandolo con libertà e indipendenza e spingendo gli spettatori a riflettere sulla nostra società civile ed evoluta, ma tragicamente segnata da un numero troppo elevato di femminicidi.
Pregevole l’interpretazione di Affleck nel ruolo di un padre che si assume l’eredità materna e racconta storie antiche adattandole a un universo a due, nelle notti passate nei scacchi a pelo, sotto la tenda, fragile guscio protettivo e intimo.
Di grande intensità l’interpretazione di Anna Pniowsky che dà autenticità a Rag, alle sua fragilità e alla sua forza, al suo impegno a crescere, che si manifesta compiutamente nell’inquadratura finale.
Light of My Life, di Casey Affleck, con Casey Affleck, Anna Pniowsky, Tom Bower, Elisabeth Moss – USA, 2019
Durata: 119′