Lettura clandestina: Flaiano secondo Bentivoglio al Carcano
Lettura clandestina: Flaiano secondo Bentivoglio al Carcano
Lettura clandestina: La solitudine del satiro di Ennio Flaiano al Teatro Carcano, lunedì 29 gennaio
Fabrizio Bentivoglio conduce gli spettatori in un viaggio alla ricerca dell’Italia d’oggi con le parole di Ennio Flaiano, un grande protagonista dell’Italia che fu e che è: perché ci sono molti modi di arrivare, e “il migliore è quello di non partire”.
Lettura clandestina: La solitudine del satiro di Ennio Flaiano: la voce recitante di Fabrizio Bentivoglio, accompagnato dal contrabbasso di Ferruccio Spinetti, propone alcuni tra gli innumerevoli articoli che Flaiano ha scritto su giornali e riviste, per raccontare l’Italia cogliendone aspetti cruciali che la caratterizzano nel bene e nel male (soprattutto nel male!) ancora oggi.
Per Bentivoglio il titolo dello spettacolo richiama la posizione di Flaiano come “passeggero senza biglietto a bordo del nostro mondo, dove nessuno si è accorto di lui, fino a quando ne è sceso”.
Come pochi altri scrittori, Flaiano ha saputo vedere in profondità e ritrarre in battute folgoranti la realtà del Paese. Ha fatto cultura con apparente leggerezza, realizzando un ritratto inclemente ma veridico dell’Italia, uno specchio nel quale ci si riconosce ancora oggi.
Lo spettacolo ha l’andamento di una conversazione continuamente interrotta. La musicalità del linguaggio, i giochi di parole, gli accostamenti di suoni al di là dei significati sono sottolineati dalla varietà dei brani musicali d’accompagnamento.
Ennio Flaiano tra scrittura e cinema
Ennio Flaiano è un protagonista della vita intellettuale e artistica italiana tra il dopoguerra e il boom degli anni ‘60.
Nato a Pescara, si trasferisce Roma nel 1922 viaggiando, per un caso fortuito, sullo stesso treno dei fascisti della “marcia su Roma”.
Inizia a lavorare a Cinecittà, gli stabilimenti di produzione cinematografica realizzati dal regime, tra i più grandi e attrezzati del tempo, in grado di far concorrenza a Hollywood.
Critico teatrale e cinematografico per diverse testate, avvia una collaborazione intensa con Federico Fellini, dando importanti contributi alle sceneggiature dei suoi film più celebri, come La strada, La dolce vita e 8½. Ma il suo rapporto col cinema è di amore e odio.
La satira di Roma e di se stesso
Lo scrittore indaga la varia umanità su cui esercita la sua satira, esprimendo una morale laica e disincantata, che evita l’impegno serioso ed elitario, preferendo il tono grottesco.
Osserva la capitale nel fermento della Ricostruzione e scrive: «In questi ultimi tempi Roma si è dilatata, distorta, arricchita. Gli scandali vi scoppiano con la violenza dei temporali d’estate, la gente vive all’aperto, si annusa, si studia, invade le trattorie, i cinema, le strade…».
Lucido critico dei mali della società, la sua acuta ironia si rivolge anche su se stesso: «Perché io scrivo? Confesso di non saperlo, di non averne la minima idea e anche la domanda è insieme buffa e sconvolgente».
Questo l’autoritratto che scrive per un’immaginaria enciclopedia del 2050: “Scrittore minore satirico dell’Italia del Benessere”.
Tempo di uccidere sulla guerra in Etiopia è il suo più importante romanzo, con cui vince nel 1947 il premio Strega, alla sua prima edizione.
Scompare prematuramente lasciando un vuoto nella cultura italiana, dove si sente ancora oggi la mancanza del suo spirito critico ineguagliabile e rivelatore.
Gli aforismi di Flaiano
Celebri e citatissimi sono i suoi aforismi, brevi frasi in cui con una battuta fulminante, di un pessimismo lucido e dolente, sintetizza massime di vita e considerazioni taglienti su aspetti paradossali della realtà.
Eccone alcuni, che ci introducono allo spettacolo di Fabrizio Bentivoglio:
- Ci lusinga di più il cieco favore della fortuna che il riconoscimento dei nostri meriti.
- La stupidità degli altri mi affascina ma preferisco la mia.
- L’immaginazione al potere. Ma quale immaginazione accetterà di restarvi?