Le ‘Sorelle spaiate’ di Lucia Esposito: una toccante storia di donne
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Le ‘Sorelle spaiate’ di Lucia Esposito: una toccante storia di donne

Io e Lucia Esposito ci siamo conosciute solo ‘virtualmente’ per un po’ di tempo, o meglio abbiamo corrisposto via mail e WhatsApp: subito sono stata conquistata dalla sua gentilezza e, non appena l’ho ricevuto e letto, anche dal suo libro ” Sorelle Spaiate”… Poi, lo scorso 28 febbraio, l’incontro ‘in carne e ossa’: un’emozione unica!

In attesa della presentazione del volume a Il tea con l’autore, il prossimo 6 marzo alle 16,30 presso la Biblioteca Civica di San Bartolomeo al mare, ne parliamo un po’ anticipatamente, sia per chi non ha ancora avuto il piacere di scoprirlo, sia per chi lo ha già fatto, ma è curioso di saperne un po’ di più, fra e/o oltre le righe.

Le ‘Sorelle spaiate’ di Lucia Esposito: una toccante storia di donne

D – Sono passati trent’anni dall’origine della storia che racconti… Come mai ti ci è voluto tanto tempo per elaborare e poi raccontare la storia di Ershela?

<Perché è il tempo a dare forma alle cose. Non avevo mai pensato di pubblicare questa storia, ne ero quasi gelosa, volevo tenerla per me, poi dopo tanti anni mi è esplosa dentro>.

D – Un percorso felice e doloroso nello stesso tempo? Speranza nel futuro e poi amarissima delusione e tragica conclusione…

<È stato un percorso sicuramente doloroso, ma credo che sia sempre stato accompagnato dalla speranza>.

D – L’immagine di copertina è molto impattante, così come il titolo, hai scelto tu entrambi, se sì, in base a cosa?

<Il titolo l’ho scelto io. La copertina mi è stata proposta dalla casa editrice e subito l’ho accettata perché non tradisce la storia, sintetizza bene l’idea di due donne che sono agganciate dallo sguardo e unite dalla trama sottile della scrittura>.

D – Nel titolo ‘spaiate’… come mai? Perché non separate, divise, scompagnate, spareggiate, sparigliate?

<Perché pensando alle sorelle d’anima mi sono venuti in mente i tanti calzini spaiati dei miei figli. Funzionano anche se non sono uguali, come le donne che non nascono dallo stesso grembo, eppure camminano insieme>.

D – Raccontaci della giovane giornalista che lascia la bella Napoli per cercare il suo futuro a Milano… chi era e chi è ora?

<Quella giovane donna era prima di tutto una sognatrice. Credeva di poter aggiustare il mondo facendo la giornalista, voleva dare voce a chi non l’aveva…. Era anche molto determinata, ostinata, a volte testarda e un po’ matta. Adesso quella ragazza è una cinquantenne che dalla cronaca nera, dal giornalismo d’inchiesta, è approdata alle più “tranquille” pagine culturali>.

D – Parte proprio da Milano l’interrogativo che ti poni sul fenomeno della prostituzione che trova poi in Don Oreste Benzi (che a partire dai primi anni 90 iniziò il suo impegno per liberare le donne vittime di tratta e costrette alla prostituzione) l’artefice dell’incontro tra te ed Ershela: che legame si era creato fra voi, entrambe giovani donne, ma con percorsi decisamente diversi?

<Ci siamo incontrate per poco più di un’ora, ma tra noi si è subito srotolato il filo fortissimo di un’amicizia…>.

D – La differenza e/o i punti in comune che hai trovato tra le prostitute e i loro clienti e chi sono questi ultimi?

<Ho capito che questi ultimi non sono solo degli assetati di sesso, ma spesso sono uomini solissimi, disperati. Ershela mi ha raccontato di un cliente che la pagava solo per essere abbracciato>.

D – Viola, il tuo alter ego letterario, porta dentro di sé il sacro fuoco del giornalismo, ma al suo arrivo nella città meneghina le viene proposto anche un lavoro come escort, ti è capitato veramente? Se sì, cos’hai provato?

<Sì, è successo anche a me… Ho pensato che dovevo incastrare l’uomo che me lo aveva proposto, rovinarlo scrivendo tutto sui giornali>.

D – Entrambe le protagoniste hanno una sorella; Ershela le scrive per rimanere attaccata alla vita, Viola la detesta, la evita e la ignora, poi le cose cambieranno…

<Le storie delle due coppie di sorelle sono parallele e speculari>.

D – Ershela sopravvive, dicevo sopra, anche grazie alle lettere che scriveva alla sorella Alina, mai spedite e da te ritrovate… sei riuscita a farle avere alla sorella, alla famiglia?

<Non rivelo nulla per non togliervi il piacere della lettura>.

D – Ershela, pur giovanissima, nella sua breve vita subisce molti tradimenti: dalla madre, dal compagno della madre e da quello che credeva il suo amore; ci sono però anche attimi di dolcezza e tenerezza nello squallore della sua nuova, tragica vita, la Nutella, per esempio… anche nelle profondità dell’abisso è importante saper scorgere uno squarcio di luce!

<Da Ershela ho imparato proprio questo. A vedere una scintilla nel buio totale>.

D – Il tuo primo capo redattore ti dice in napoletano che per fare la giornalista ‘devi lascià o core a casa’… Sei riuscita o ci hai sempre messo e ci metti comunque il cuore?

<Purtroppo, o per fortuna, questo mio cuore me lo sono sempre portato con me>.

D – Nel racconto alcuni momenti son davvero efferati e drammatici e in me hanno suscitato rabbia e orrore, come ti sei sentita tu a scriverli e a descriverli?

<Torno alla prima risposta. È stato possibile grazie al tempo…>.

D – Credo che Ershela insegni molto con una bellissima frase ‘Le cose, belle o brutte, si dicono, perché gli altri mica possono capirle da soli’, cioè solo attraverso le parole si possono ridurre le distanze! Profondamente vero, ma chi fa il nostro mestiere, attraverso le parole può fare molto anche nella società, sei d’accordo?

<Le parole sono armi potentissime, possono curare o ferire. Per questo vanno usate con cura>.

D – Oltre alla narrazione della storia di Ershela in “Sorelle spaiate’  quali sono state poi le tue azioni per sensibilizzare sulla tematica della prostituzione e, in generale, della violenza sulle donne?

<Scrivendo, denunciando e aiutando le donne a capire i segnali che si nascondono dietro un amore tossico>.

D – Una cosa che nessuno ti ha mai chiesto, ma avresti voglia di raccontare ai tuoi lettori….

<Bella questa domanda. Vorrei raccontare di una lettrice che mi ha contattato sui social per ringraziarmi perché dopo la lettura di ‘Sorelle spaiate’ ha trovato la forza di chiamare sua sorella che non sentiva da anni. Solo per questo credo sia valsa la pena scrivere questo libro>.

“Sorelle Spaiate” di Lucia Esposito – Giunti Editore