In mostra al Mudec di Milano: Impressioni d’Oriente
Arte e collezionismo tra Europa e Giappone
Ha preso il via a Milano il progetto “ORIENTE MUDEC” (1 ottobre ’19 – 2 febbraio ’20), ricchissima ed articolata proposta, comprensiva di due mostre: “Quando il Giappone scoprì l’Italia. Storie d’incontri (1585-1890)” e “Impressioni d’Oriente. Arte e collezionismo tra Europa e Giappone”.
Il progetto utilizza tutti gli spazi espositivi del Museo delle Culture , da sempre legato alla ricerca oltre che alla divulgazione, e apparati didattici e multimediali con immagini, mappe e filmati d’epoca.
E’ arricchito inoltre da visite guidate e laboratori dedicati alla cultura giapponese (samurai, calligrafia, origami, carpe-Koy) per scuole, famiglie e adulti, a cui si aggiunge un interessante palinsesto di iniziative collaterali alle mostre (Mostra Kimono, spettacolo marionettistico Compagnia Colla “La sposa del Sole”, laboratori, convegno su tessuti e ricami, esposizione di ikebana).
Tutto per raccontare la complessità degli scambi non solo tra Giappone ed Europa (Italia e Francia in particolare) ma più in generale tra Europa e Asia, dal punto di vista artistico, storico ed etnografico.
Imperdibile occasione dunque per conoscere l’ampiezza
e la complessità dell’incontro culturale fra due mondi, Oriente ed Occidente,
considerando che l’Oriente nel XIX secolo era una realtà ancora poco nota agli artisti ed intellettuali europei.
La mostra “Quando il Giappone scoprì l’Italia. Storie d’incontri (1585-1890)” consiste a sua volta in due sezioni.
La prima, “Ito Mancio e le ambascerie giapponesi 1585-1615”, racconta come una iniziale realistica conoscenza del Giappone (“Cipango” nel Milione di Marco Polo) risalga all’opera evangelizzatrice dei Gesuiti nel XVI secolo, seguita dal passaggio in Italia nel 1585, per conoscere il papa, di quattro giovanissimi principi giapponesi, convertiti al cristianesimo, guidati dal gesuita nipponico Ito Mancio, ritratto da Domenico Tintoretto in un dipinto della Fondazione Trivulzio esposto ora in Italia e in Europa per la prima volta.
La seconda ambasceria giapponese arriva in Italia nel 1615 con a capo il samurai Hasekura Tsunenaga, visibile nel “Ritratto di Hasekura Tsunenaga” attribuito al pittore Archita Ricci e dipinto probabilmente nello stesso anno.
Successivamente vi fu un peggioramento dei rapporti fra i missionari e le autorità giapponesi, fino ad arrivare a vere e proprie persecuzioni dei cristiani. Dal 1639 al 1853 il Giappone adotta una politica di isolamento, ma nel frattempo i prodotti manifatturieri orientali (cinesi e giapponesi) cominciano a circolare in Europa.
Tendenza che aumenta nel XIX secolo con la riapertura dei porti del Giappone, come viene bene illustrato nella seconda sezione, “Un Museo giapponese in Lombardia. La collezione del conte Giovanni Battista Lucini Passalacqua”.
Soprattutto in Lombardia, dove i commercianti della seta intrattengono fruttuose relazioni con l’Asia e il Giappone; a Milano giungono sempre di più dall’Oriente oggetti, che vengono mostrati nelle Esposizioni e in musei privati di arte giapponese, tra cui il Museo Giapponese del conte Giovanni Battista Lucini Passalacqua a Moltrasio (CO).
La splendida collezione, acquistata dal Comune di Milano a fine secolo, appartiene ora al Mudec.
La mostra “Impressioni d’Oriente. Arte e collezionismo tra Europa e Giappone” approfondisce la fecondità e la reciprocità degli scambi artistici, culturali, commerciali e imprenditoriali tra il 1860 e il 1900 in quattro sezioni (il Giapponismo tra realtà e fantasia, da Oriente a Occidente, Import/Export, il Giapponismo italiano) con oltre 170 opere tra dipinti, stampe, oggetti d’arredo, sculture e oggetti di arte applicata.
Moltissimi gli artisti influenzati dal Giapponismo soprattutto in Francia e in Italia: Van Gogh, Gauguin, Fantin-Latour, Toulouse-Lautrec, Monet, Rodin, De Nittis , Chini, Induno, Gemito, Michetti, Zandomeneghi, Segantini, di cui hanno ripreso e reinterpretato stili, tecniche, linguaggi, presenti poi nel Modernismo d’inizio XX secolo, nato nel fermento delle grandi trasformazioni della società a cavallo tra il 1800 e il 1900 e spinto dall’esigenza di aprirsi al futuro.
Si aggiungono ad essi le opere, spesso raramente esposte, di artisti giapponesi: da Hokusai a Hiroshige e Utamaro fino ad artisti di diverse scuole e movimenti (Kavase, Shinsui) tra il 1890 e il 1930, che mostrano la loro fascinazione per l’Occidente e la modernità.
E’ doveroso citare l’opera di promozione dell’arte giapponese da parte del grande collezionista Enrico Cernuschi (1821-1926), stabilitosi a Parigi dove fondò il Museo Cernuschi dedicato alle arti dell’Asia Orientale.
Anche la musica fu influenzata dall’esotismo orientale, basti pensare alla “Madama Butterfly” di Puccini, di cui il Teatro alla Scala ha prestato al Mudec alcuni costumi di scena dipinti a mano, indossati tra il 1925 e il 1986, provenienti dagli archivi storici.
Informazioni: www.mudec.it