Spettacoli

“Flee”: la fuga di Amin verso la libertà

“Flee” è un viaggio attraverso la memoria

“Flee” racconta la storia di Amin: la lunga fuga verso la libertà lontano dall’Afganistan, terra tormentata da guerre e oppressione, ma anche la fuga da se stesso, dal pieno riconoscimento della propria identità.

“Flee” è un viaggio attraverso la memoria, che riaffiora e costruisce un mosaico veritiero e poetico della vita, che seguiamo attraverso la viva voce del protagonista, co-autore del film.

Flee: clandestinità e tentativi di fuga

Amin è un giovane e apprezzato docente universitario, vive in Danimarca, insieme a un compagno che vorrebbe dare stabilità alla loro unione.

Ma Amin non è pronto: deve ripercorrere la sua storia, ritrovare la sua verità, cancellata nel lungo periodo della clandestinità. Ha sempre nascosto a tutti di essere omosessuale: la scena in cui la sua identità sessuale emerge  è di estrema e commovente sobrietà.

Amin ha dovuto nascondersi insieme alla madre, al fratello e alle sorelle a Mosca, mentre il fratello maggiore già emigrato in Svezia metteva da parte soldo su soldo per farsi raggiungere dai suoi cari. Ma il prezzo per un viaggio tremendo, chiusi in un container per attraversare il mare del Nord, è troppo elevato: partono solo le due sorelle.

Amin resta chiuso in un palazzone di Mosca, dove unico svago sono le telenovelas sudamericane in tv.

Il nuovo tentativo di fuga con il fratello e la madre è un disastro: sono immagini terribili, che non possono lasciare indifferenti.

Amin riuscirà a raggiungere la Danimarca, ma solo rinnegando tutto il suo passato potrà essere accolto. Questo impongono normative che non considerano la realtà da cui le persone fuggono: la guerra, l’oppressione, la tortura e la morte.

L’incontro tra Amin e Jonas Poher Rasmussen

Il regista e documentarista radiofonico Jonas Poher Rasmussen incontra Amin negli anni ’90 su un treno locale, quando erano studenti di liceo: Amin, solo con lo sguardo fisso davanti a sé, spiccava tra la folla.

Così è nata un’amicizia, ma solo nel 2013 durante un workshop di animazione-documentario Jonas ha capito come poteva aiutare Amin a raccontare la sua storia: “il trauma associato alla sua infanzia stava creando una distanza tra tutti nella sua vita, non essere in grado di condividere il suo pieno sé era diventato un pesante fardello per lui.

Nel corso degli anni Amin ha raccontato all’amico l’infanzia, l’attesa, le speranze, la fuga.

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Ricostruire la propria storia

Avendo già realizzato documentari radiofonici, ho usato la tecnica di intervista che ho impiegato per anni, in cui i soggetti si sdraiano e chiudono gli occhi, ricordando come le cose sembravano, odoravano e che sensazioni evocavano, così i loro ricordi diventano forti e immediati, come se si stessero dispiegando nel presente.” spiega Jonas.

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Nel corso di tre o quattro anni, abbiamo fatto più di una dozzina di interviste insieme, ognuna derivante da una sessione iniziale di tre giorni in cui Amin ha riversato la sua storia di vita in dettagli grafici, spesso strazianti.

Amin ha a lungo mentito per necessità, per paura, per farsi accogliere come rifugiato politico alla frontiera danese.

Amin è omosessuale e l’ha negato a sé stesso, alla propria famiglia. Mentre seguiamo il flusso delle sue parole emerge via via la sua verità, il senso di certi incontri, l’importanza dell’accettazione di sé.

Il cinema è dunque per Amin occasione di liberazione, la possibilità di costruire un’immagine che non imprigiona ma libera da un peso.

Amin ha letto la sceneggiatura, ha visto il montaggio, ha seguito l’evoluzione dello stile visivo: è tra gli autori del film, che è la sua storia, raccontata con la sua voce.

Flee: un linguaggio d’animazione oltre gli stereotipi

Jonas, utilizzando una particolare tecnica di intervista, ha saputo tradurre vicende e stati d’animo nel linguaggio dell’animazione, raggiungendo un eccezionale livello di creatività.

“Flee” utilizza animazioni a colori 2D convenzionali per mostrare eventi del passato di Amin, inserendo scene live-action tratte dai cinegiornali d’epoca, che contestualizzano nello spazio e nel tempo.

Altre sequenze, in uno stile grafico più astratto, esprimono l’emergere dei ricordi, le scene più strazianti, come quelle della fuga da Mosca.

Volevamo un’animazione che potesse portare il realismo della storia e che fosse allo stesso tempo un film per adulti“, dice il direttore dell’animazione Kenneth Ladekjær. “Ci siamo orientati verso il cinema live-action nel modo in cui simula il realismo e la nostra cinematografia ha seguito le regole della realtà.”

Il passato è rievocato anche da canzoni pop d’epoca, alla maniera di “Valzer con Bashir“, il film che ha aperto la strada a un’animazione diversa.

“Flee”, che ha già ricevuto molti prestigiosi premi, è il primo il film a essere candidato all’Oscar in tre categorie: come miglior film internazionale, miglior documentario e miglior lungometraggio d’animazione.

FLEE di Jonas Poher Rasmussen

Produzione Monica Hellström, Signe Byrge Sørensen, Danimarca, Francia, Svezia, Norvegia, Stati Uniti, Slovenia, Estonia, Spagna, Italia, Finlandia, 2021 –

https://iwonderpictures.it/flee/ – dal 10 marzo nei cinema