Dolpo: l’ultimo rifugio dei tibetani
Dolpo: una terra inesplorata e incontaminata
Sacrificata tra l’altopiano del Tibet e l’ostica catena del Dhalaugiri, la regione nepalese di Dolpo è una delle aree più selvagge e meno conosciute al mondo.
E’ la meno accessibile e popolata, così che le parole ‘remoto’ e ‘misterioso’ assumono un significato quasi mistico: 8000 chilometri quadrati, abitata da circa 30.000 abitanti, rappresenta un’area inesplorata e incontaminata che si estende lungo il confine con il Tibet cinese.
‘Aperta’ agli stranieri dall’inizio degli anni Novanta, Dolpo è una terra da visitare in punta di piedi con massimo rispetto.
Natura inviolata e templi tibetani
I suoi paesaggi sono tra i più spettacolari della Terra, con una natura inviolata, i residenti vivono tra i 3660 e i 4000 metri di altitudine, e il popolo Dolpo è strettamente connesso con il Tibet da cui ha origine e di cui preserva fisionomia, rituali religiosi e il retaggio culturale.
Qui, si venera il Dalai Lama e su questo territorio vi sono ben 130 ‘gompa’, tipici templi tibetani.
Il Lago Phoksundo è una tra le meraviglie nascoste di questa regione segreta: un piccolo specchio d’acqua cristallina in una posizione incantevole, le cui acque turchesi sono simili a una gemma preziosa incastonata in una corona di rade conifere.
Il tutto contornato da un orizzonte di cime rocciose e ghiacciai.
Phoksundo è anche il nome del Phoksundo National Shey Park, il più grande parco nepalese che si estende parzialmente anche in Cina.
Prende il nome dallo Shey Gompa, un luogo sacro dove ogni anno, per tre giorni, si celebra la luna piena d’agosto.
Un posto ideale per praticare trekking e avere al contempo la possibilità di ammirare le carovane di yak che ancora oggi si spostano su questi territori impervi alla ricerca di cibo.
La stagione migliore per visitare Dolpo è senza dubbio l’autunno.
In questo periodo un viaggio così affascinante potrà fornire una grande ispirazione del punto di vista etnografico, utile per incontrare popolazioni che seguono uno stile di vita tradizionale.
E poi, ancora, si rimarrà ammaliati dalle sublimi vedute delle montagne nepalesi.
Questi splendidi paesaggi sono anche raccontati tramite le immagini del film ‘Himalaya- L’infanzia di un capo’.
Un lungometraggio del regista francese Eric Valli, che ha vissuto a lungo in Tibet e che ha voluto raccontare usi e costumi delle popolazioni seminomadi del luogo.