“C’è ancora domani”… per tutte le donne
“C’è ancora domani” è il film di Paola Cortellesi, che lo interpreta e lo dirige, dopo una brillante carriera in televisione e al cinema e un David di Donatello come protagonista per Nessuno mi può giudicare (2011).
Delia è una donna coraggiosa che dedica tutte le sue risorse alla famiglia, ma ha la forza di cambiare il proprio destino e quello della figlia, che rischia di ripetere la sua esperienza di subordinazione al maschio di turno.
Delia: tra libertà riconquistata e permanenza del patriarcato
Siamo a Roma nel 1946, un momento della storia italiana in cui nonostante la miseria si percepisce la possibilità di realizzare una vita migliore. Ma permane quella mentalità patriarcale che ancora oggi condiziona la vita di molte donne, e anche degli uomini che pure ne godono i vantaggi, come vediamo nel film.
Delia si prende cura della casa, dei figli, del suocero invalido e intrattabile che le rimprovera di “non stare zitta”, cerca di arrotondare le entrate familiare con tre lavori, pagata poco e sempre meno dei colleghi maschi.
Lavora anche la figlia Marcella, che non prosegue la scuola, perché non serve investire sull’istruzione di una ragazza che può migliorare la propria condizione con un buon matrimonio, quello che le offre Giulio, il figlio dei proprietari del bar del quartiere, arricchitisi durante la guerra con la borsa nera.
Ivano, il marito, interpretato con finezza da Valerio Mastandrea, non riconosce le capacità e i sacrifici di Delia; gli basta un pretesto qualunque per umiliarla e picchiarla, autogiustificandosi con il nervosismo e riproponendo il modello di maschio dominatore acquisito dal padre e che trasmette ai due figli scavezzacolli.
Tutti i personaggi intorno a Delia esprimono limiti e pregiudizi insieme a slanci di generosità e collaborazione, come le vicine che prestano la tovaglia buona per il pranzo di fidanzamento, pur se non lesinano pettegolezzi invidiosi.
Delia si sente responsabile di tutto e tutti e sembra acquiescente; invece è capace di reagire: per il futuro di Marcella, la cui vita può e deve cambiare; per dare dignità a sé stessa, per liberarsi da quell’umiliante modello di femminilità che la figlia le rinfaccia; per tutte le donne italiane che dopo la fine della guerra e la conquista della libertà, per cui avevano dato un notevole contributo di sangue, erano state nuovamente messe da parte e confinate nella case.
Delia capisce sulla sua pelle che i diritti conquistati bisogna esercitarli per renderli stabili e produttivi di cambiamento. E infatti…
Non diciamo di più, perché il film è costruito con efficacia intorno a una lettera misteriosa di cui si capisce pienamente il senso solo alla fine.
“C’è ancora domani” : tra suggestioni neorealiste e contemporaneità
Nella sua opera prima Cortellesi riversa moltissime idee: la sua concezione di cinema che si rifà al neorealismo, richiamato sia dall’ambientazione nella Roma povera dell’immediato dopoguerra, dove Delia incontra un soldati afro-americano pronto a darle una tavoletta di cioccolata e a prometterle aiuto, sia dalla scelta stilistica di un efficace bianco e nero curato da Davide Leone.
Cortellesi esprime la sua idea di umorismo e comicità mescolando il brio della commedia all’italiana con una vena surrealista che ispira alcune delle scene più efficaci e politiche del film, in particolare quella in cui la violenza del marito manesco si trasforma in un ballo a due, in cui si condensa sia l’aggressione che la ritualità della violenza domestica, che per autogiustificarsi si ammanta di malinteso amore.
Ma poi si ripete sempre, in una spirale distruttiva della dignità e della vita della donna.
Uno sguardo femminista verso il futuro
La regista ci comunica la sua idea di femminismo e di solidarietà femminile nel rapporto di Delia con l’ortolana e amica fidata, ma soprattutto nei confronti della figlia per la quale getta le premesse di un futuro migliore.
E ci mostra come le donne devono contare sulle proprie forze per costruire la vita che vogliono e a poco servono promesse d’amore che svaniscono, come avviene per il malinconico meccanico innamorato di Delia, o per il giovane Giulio, il pretendente di Marcella, che intende l’amore come possesso e dominio sulla donna.
Questo sguardo verso il futuro è segnalato dal titolo, il cui significato si comprende solo alla fine del film. Qui sta il messaggio più intenso e sincero con cui l’autrice si rivolge a tutte le donne e a tutti gli uomini. Non a caso la regista dedica il film a sua figlia.
Paola Cortellesi propone temi drammatici e impegnativi con stile leggero e sorridente, ma senza banalizzare né mascherare le responsabilità individuali e collettive.
Da segnalare l’efficacia del ricco e vario commento musicale che comprende composizioni originali di Lele Marchitelli, brani retrò di Fiorella Bini e Achille Togliani, titoli recenti di Dalla, Nada, Silvestri, Concato, innesti di hip hop, elettronica e rock alternativo.
C’è ancora domani, di Paola Cortellesi. con Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Romana Maggiora Vergano, Emanuela Fanelli, Giorgio Colangeli, Vinicio Marchioni.
distribuzione https://www.visiondistribution.it